Il prossimo 13 aprile la Cisl manifesterà a Roma, insieme agli altri sindacati confederali, per sollecitare dal Governo soluzioni ai problemi aperti dalle recenti riforme della previdenza e risolti solo in parte, e in misura insufficiente, dall’ultimo decreto Milleproroghe.
Il corteo partirà alle ore 10.00 da piazza della Repubblica e si snoderà per via Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali e giungerà in piazza Santi Apostoli alle ore 12.00 circa.
Due su tutti i punti caldi della manifestazione: le deroghe da prevedere per i lavoratori in mobilità e per i cosiddetti "esodati" rispetto ai nuovi requisiti previsti per l’accesso alla pensione, e le ricongiunzioni onerose dei contributi accumulati presso diverse gestioni previdenziali. Temi di fondamentale importanza anche per i lavoratori della nostra Federazione.
Le ipotesi avanzate fin qui per i lavoratori espulsi o prossimi all’espulsione dal lavoro, o che hanno lasciato il posto anzitempo con la prospettiva di incentivi per coprire il breve periodo che - in base alle vecchie regole - li separava dal pensionamento, non coprono tutte le situazioni reali che si sono create a seguito dell’ultima riforma: non bastano cioè ad evitare che migliaia di lavoratori possano trovarsi anche per più anni prive di qualsiasi reddito, sia da lavoro che da pensione.
E accanto a queste ci sono i lavoratori sia pubblici che privati che, con la legge 122/2010, hanno visto cancellate una serie di norme che avrebbero consentito loro di chiedere il trasferimento o la ricongiunzione della contribuzione in un unico fondo a titolo completamente gratuito, e ora possono ottenerli solo dietro pagamento di somme importanti.
Tutte le federazioni di categoria della Cisl, oltre all'attenzione verso i casi concreti che riguardano i propri iscritti il 13 aprile porteranno in piazza una domanda forte di equità per tutto il mondo dei lavoratori, dei pensionati e delle loro famiglie. Perché l’onere degli aggiustamenti strutturali di cui il paese ha bisogno non ricada in misura sproporzionata su alcune categorie di cittadini, le stesse già più duramente provate dalla crisi e dalle manovre degli ultimi due anni.